No Rai 1, non sei il Programma Nazionale
Rai 1 ha tanti doveri in qualità di Ammiraglia del Servizio Pubblico, ma non può dimenticare di essere un punto fermo per milioni di telespettatori, molti anziani, che hanno bisogno (anche) di quotidianità.
Sono le 19.35 mentre scrivo: è appena iniziata la (ennesima) conferenza stampa del sabato del Premier Conte live su FB, annunciata giusto un paio di ore prima. Inizia con soli 15′ di ritardo (un record, visti i precedenti) e si parla di un nuovo DPCM già firmato (anche questo un record visti i precedenti, e vedremo quando il decreto sarà pubblicato su sito del Governo [alle 20.21 non ancora]).
Inutile dire che Rai 1 ha allestito un’Edizione Straordinaria del Tg1, così come Rete 4 è in onda con il Tg4 e La7 con uno speciale del TgLa7 di Mentana. Ovviamente schierate Sky Tg24, Tgcom 24 e Rai News 24, che sta coprendo no-stop con aggiornamenti e approfondimenti (ed è visibile su tutto il territorio nazionale sul canale 48 del DTT, per chi non lo sapesse).
Cancellata, così, per l’ennesima volta quella che un tempo era la puntata quotidiana de L’Eredità, un caposaldo della programmazione a striscia di Rai 1, un baluardo di normalità in un daytime del tutto devoto, a reti unificate, all’epidemia. L’unico vero momento di evasione, oltre alle serie di Rai 2, resta Geo su Rai 3. Davvero una luce nel buio.
Ma L’Eredità viene puntualmente sacrificata. E io, io come immagino tanti, si ritrovano con bambini in attesa di quel conduttore che fa grandi sorrisi e genitori anziani che amano giocare con le parole, tenere acceso il cervello, alambiccarsi per trovare le soluzioni, divertirsi a imparare cose nuove, a 80 anni. L’Eredità non è solo un ‘game show’, non è un riempitivo, non è un’appendice sempre sacrificabile sull’altare dell’informazione (per alcuni, dell’esibizionismo). E’ un momento che permette di scandire una normalità perduta (nella quotidianità e, per troppi, negli affetti), è un momento per superare un’altra giornata difficile per chi, a casa, è comunque indebolito. Ovvio, stiamo parlando di tv non di trincea. Ma anche la salute mentale di chi vede crescere l’incertezza intorno a sé e crollare i punti di riferimento sociali, comunitari – per non parlare d’altro – va in qualche modo tutelata. I piccoli gesti aiutano tanto. E in questo continuo sacrificare l’intrattenimento personalmente vedo un dovere mancato, non un servizio reso.
Io ancora non riesco a perdonare l’interruzione di Viva RaiPlay! sabato scorso: doveva essere un momento di alleggerimento con l’appuntamento più ‘cool’ della stagione, quello che proprio al pubblico più agée era stato ‘negato’. L’annuncio dell’ennesima ‘conferenza stampa’ URGENTISSIMA alle 22.30 ha interrotto lo show e il miraggio di un sabato con Fiorello. Sappiamo poi come è andata a finire: si è andati avanti fino alle 23.30 per aspettare un videomessaggio di 5′ che ha annunciato un decreto pubblicato 22 ore dopo. Non l’ho ancora digerita.
Rai 1 non è il Programma Nazionale. Eppure si comporta come fosse l’unica rete tv disponibile, l’unica risorsa di un’azienda che sta invece facendo tanto. Sicuramente dal 1954 Rai 1 conserva l’allure dell’autorevolezza, il sapore del primato, il valore della tradizione: ed è proprio questo il punto. Sarebbe bene che Rai 1 si ricordasse più spesso di essere la compagna di milioni di telespettatori e non una all-news che deve inseguire l’aggiornamento, che deve stare per forza sul pezzo. Non è l’unico canale del bouquet Rai, che peraltro sta regalando contenuti di altissimo profilo: Rai 5, Rai Scuola, RaiPlay, la stessa RaiNews stanno offrendo il proprio meglio. E allora sarebbe il caso che Rai 1 lasciasse spazio a sorelle e cugine e lasciasse al pubblico un pizzico di normalità.
Del resto i risultati di ascolto del prime time di ieri dovrebbero aiutare a leggere il desiderio del pubblico: dopo una giornata durissima, segnata dai circa mille morti per COVID-19, da una benedizione straordinaria Urbi et Orbi di Papa Francesco densissima, da un messaggio del Presidente Mattarella [che almeno si è messo in coda al Papa e ha regalato uno dei momenti migliori per umanità, istituzionalità, signorilità con un fuorionda diffuso per errore], lo Speciale Tg1 Coronavirus non ha raggiunto il milione e ottocentomila telespettatori, per uno share del 6,6%. E dire che almeno ieri L’Eredità è andata in onda (vivaddio) lasciando Mattarella a RaiNews. Oggi no. L’edizione straordinaria del Tg1 ha preso la linea dopo ItaliaSì ed è durata fino al prime time. E ci sarebbe da ringraziare Palazzo Chigi per aver almeno anticipato l’appuntamento del sabato sera e non aver interrotto, di nuovo, il prime time.
La TV lineare ha bisogno di rispetto
C’è un altro aspetto di questa bulimia di annunci istituzionali che andrà analizzato, a bocce ferme: quell0 che io chiamo ‘mancanza di rispetto’ per la tv lineare. La Tv resta il principale menu nella dieta mediale degli italiani, soprattutto delle fasce più adulte. Ma la comunicazione istituzionale, e penso a Palazzo Chigi, passa per una pagina privata di Facebook e senza guardare alla quotidianità degli italiani. Il web non ha griglie, non ha palinsesti, non ha appuntamenti: gli italiani sì. Gli italiani – a maggior ragione a casa – sono anche telespettatori. E meriterebbero un pizzico di attenzione non solo nelle modalità ma anche nei tempi della comunicazione. Meriterebbero anche che le Istituzioni guardassero alla tv lineare e programmassero interventi e annunci in accordo con le reti televisive. Una diretta FB alle 23.30 di un sabato sera nel mezzo di uno show è comprensibile per una catastrofe improvvisa, per una dichiarazione di guerra, per un colpo di Stato, per un’invasione aliena. Direi meno per un decreto firmato la sera dopo e in vigore dal mercoledì successivo.
Sembreranno peli nell’uovo: certo, le emergenze sono altre. Ma la comunicazione è cruciale in tempi di ‘guerra’ e gestirla nei modi e nei tempi giusti non è secondario. Se si guardasse un po’ meno ai followers e un po’ di più ai telespettatori non sarebbe, credo, poi tanto male. Anche questo è un modo dello Stato per mostrare la sua presenza. Oltre le parole.